Una dieta che arriva dall’età della pietra, o almeno dall’età della pietra come la immaginiamo noi oggi. Da questo il nome “dieta paleolitica” e da questo deriva anche l’impostazione delle scelte alimentari, che prediligono le proteine contro i carboidrati. Lo scopo che si impone questa dieta è principalmente quello di dimagrire mangiando in modo sano e naturale, ma non si pone alcuni interrogativi importanti.
Perché se è vero che i nostri antenati preistorici erano magrissimi grazie al cibo dell’epoca, è anche vero che si muovevano continuamente e non conoscevano vita sedentaria. Le due cose non possono essere dissociate. Inoltre, pur essendo magri e sani, morivano comunque prima dei 40 anni di età. Dunque non è tutto oro quello che luccica? A cosa serve la dieta paleolitica, davvero? E quanto vale la pena farla?
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Storia della alimentazione paleo
Chi ha inventato la dieta paleo? L’idea, anche se sembra strano, è venuta a un dentista americano nel 1938. Il dottor Weston A. Price, appassionato di viaggi, si convinse che il fisico forte e sano di alcune popolazioni “primitive” – come all’epoca si identificavano le tribù africane – derivassero dalla loro alimentazione basilare. La dieta di queste persone, secondo Price ereditata direttamente dai nostri antenati preistorici, le rendeva immuni da ogni malattia. Lo scopo del mangiare come gli antenati quindi era quello di mantenersi in forma e forti con pochi cibi naturali.
Il dottor Price pubblicò il libro in cui per la prima volta ipotizzava una dieta paleo nel 1939. Il suo scritto fu riscoperto negli anni Settanta del secolo scorso e la dieta venne riadattata alle esigenze del mondo moderno. Riscoperta ulteriormente nel Duemila, l’alimentazione paleo è diventata addirittura una moda seguita da molti, e utile per alcuni. Di fatto l’alimentazione paleolitica è sana, efficace, ma va associata a uno stile di vita altrettanto sano. E soprattutto non si adatta a tutti.
Alimentazione paleolitica
Che cosa si mangiava nella preistoria? Dell’epoca paleolitica sappiamo soltanto quel che ci raccontano i disegni rupestri, i ritrovamenti fossili e alcuni resti di tombe. Fare un quadro esatto della alimentazione paleolitica è azzardato, ma non impossibile. Si sa, per esempio, che i nostri antenati erano cacciatori e dunque era la carne il cibo primario della loro dieta. Ma è anche vero che non sempre riuscivano a cacciare, dunque a volte per giorni dovevano nutrirsi con quel che trovavano … frutta, bacche, semi.
Ma la popolazione del paleolitico era anche solita mangiare larve, vermi, insetti e animali morti. Consumavano preferibilmente gli organi interni di animali già morti. E assaggiavano bacche e tipi di funghi che oggi, invece, ci causerebbero allergie e a volte anche il rischio della vita. Non conoscevano la coltivazione e il trattamento dei carboidrati quindi non mangiavano derivati del grano o patate (queste arrivarono dall’America millenni dopo!). Ma sapevano cuocere bulbi, radici e alcune tipologie di verdura e di carne. Ovviamente non bevevano nient’altro che acqua.
Pro e contro della dieta paleolitica
Come dimagrire con la dieta paleo? L’idea è quella di evitare di assumere grassi e zuccheri e trarre l’energia da: carne, pesce, verdura, semi, bacche, frutta, radici, miele. Niente alcolici, né succhi, né bibite. Le vitamine che mancano si assumono con integratori a parte.
I vantaggi: accelera il metabolismo, grazie alle tante proteine e vitamine; mantiene sotto controllo la glicemia grazie alle tante fibre; elimina il “cibo spazzatura” e consente di saziarsi con pochi alimenti naturali e genuini.
Gli svantaggi: elimina latticini e carboidrati, che sono certo dannosi per chi ha una vita sedentaria ma sono importantissimi per atleti, operai, agricoltori, pescatori e chiunque faccia lavori fisici pesanti; è una dieta che tende a isolare, perché spesso si deve rinunciare a pranzi e cene da altri; carne e pesce oggi subiscono trattamenti con conservanti che non fanno proprio benissimo al corpo.